“Lo specchio oscuro” è il suggestivo percorso fotografico creato da Francesca Randi e Alessandra Baldoni. La mostra, a cura di Giacomo Pisano dà voce alle fantasie e agli incubi che scavano nella psiche dell’infanzia.
Le due fotografe hanno scavato nella psiche riportando a galla piccole e grandi ombre. Un mondo di voci dimenticate, scaturite dal buio e capaci di emergere con la forza di un grido.
Già dalla scelta del titolo ci immergiamo in un’atmosfera di magia e misticismo: lo specchio è simbolo magico per eccellenza, riflette la nostra immagine inchiodandoci alla realtà ma si dice sia come un ponte per altre dimensioni, spazi ultraterreni e occulti in cui l’uomo vaga in cerca di verità nascoste muovendosi tra inconscio, ricordi e proiezioni.
La mostra dà voce alle fantasie e soprattutto agli incubi che scavano nella psiche dell’infanzia con uso del bianco e nero che non ha solo una semplice, per quanto ricercata valenza artistica, ma è fondamentale per guidarci in una dimensione introspettiva e accentuare la drammaticità e la profondità delle scene e dei significati raccontati. Le due fotografe hanno scelto un tema loro caro e lo hanno indagato in modo simile ma seguendo iter personali e attingendo alla memoria soggettiva e collettiva.
Francesca Randi, fedele al suo stile, lavora su soggetti di cui esalta l’innocenza costruita, quasi fossero delle maschere, in modo da far emergere un’inquietudine latente, un lato oscuro. Immagini scaturite da un buio profondo che hanno il pregio dell’universalità. Vediamo il bambino che tiene in mano i serpenti, un ricordo dell’infanzia ma in cui aleggia, come una citazione, la setta religiosa americana che usa i serpenti velenosi per i suoi rituali e li maneggia come atto di fede. La donna che tiene la gallina sul viso che fa pensare ai riti della santeria e si riallaccia al ricordo della nonna. Accanto a queste visioni fortemente intrecciate tra memoria e suggestioni ci sono immagini che attingono ai giochi infantili, alle esplorazioni e ai sogni in modo altrettanto disturbante: le bambine sulla spiaggia di notte e il ragazzino avvolto nel mantello che sembra invitarci a seguirlo in un bosco. La Randi include anche due figure femminili colte in una sorta di estasi che nulla ha di salvifico e che conserva invece un’impronta spettrale e senza tempo.
Alessandra Baldoni si affida allo sguardo innocente di bambini non ancora ragazzi per la sua narrazione carica di riferimenti nefasti. Spiccano i due omaggi ad Arthur Tress, misterioso fotografo che fu tra i primi ad utilizzare il corpo come mezzo per veicolare la paura: il ragazzo dalle mani e piedi di paglia appare sereno nell’esibire la sua deformità così come il bambino che posa nel campo di granturco devastato con alle spalle un uomo incappucciato. Conserva tutta la sua capacità di inquietare anche la donna in tunica bianca sdraiata nel bosco e osservata da figure irriconoscibili per via delle maschere che indossano, in una sorta di voyeurismo malato e spaventoso. La scelta non è casuale: la maschera è quella del cerusico, il medico della peste, che dopo secoli mantiene intatto il suo carico di ancestrale e insita minaccia. Nelle fotografie della Baldoni sembra essere lo sguardo l’elemento dominante per veicolare disagio. L’insieme trasmette un’inquietudine che trascende lo spirito per divenire quasi fisica.
Le due artiste indagano l’incubo scavando nella psiche come archeologhe dell’onirico, riportando a galla piccole e grandi ombre, esponendo un terrore quasi fiero nei “teatri dell’orrore” che costruiscono con i loro set. L’amore per la ricostruzione, per le simbologie velate o rivelate, regalano a chi guarda un’emozione vera. Riprodurre il falso per raccontare una verità. Questo è il senso del percorso visivo di Francesca Randi e Alessandra Baldoni. Un mondo di voci dimenticate, ricacciate nel buio da cui scaturiscono ma capaci di emergere con tutta la loro forza.
Giacomo Pisano
Si avvicina alla fotografia nel 1999. Sviluppa uno stile personale, onirico, con un immaginario fortemente surreale. L’identità, l’infanzia e l’adolescenza, il paesaggio notturno in bilico tra l’incubo quotidiano e la solitudine esistenziale, il doppio, la wunderkammer e il perturbante: sono alcuni dei temi affrontati da Randi. Il suo lavoro fotografico è incentrato sul concetto di Realismo Fantastico e Perturbante. Attraverso le sue immagini trovano espressione le proiezioni inconsce, le rimozioni, i desideri e le aspirazioni. Il risultato finale è una rappresentazione artistica che ha del reale quanto dell’onirico. Una sorta di limbo fantastico dove elementi quotidiani, oggetti e luoghi si mescolano a visioni strappate alla dimensione del sogno e del subconscio, con scene dal fascino evocativo e figure umane ambigue. Ha esposto in vari musei e gallerie d’arte italiane ed estere. E’ stata finalista al Premio Celeste e ha partecipato più volte al Festival della fotografia Europea. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Attualmente vive Cagliari e da anni tiene workshop di fotografia.
INFO
È nata 1976 a Perugia dove attualmente vive e lavora. Dopo il diploma di maturità conseguito al liceo classico “Annibale Mariotti” ha studiato Filosofia presso l’Università di Perugia. Le sue foto sono il risultato di “piccole sceneggiature scritte per uno scatto”, mette in scena veri e propri set, costruisce un mondo metafisico ed incantato, cerca di raccontare i luoghi dell’anima, le geografie esistenziali in cui ognuno può riconoscersi. I temi centrali della sua ricerca sono la memoria, il sogno, la favola e l’amore. Scrittrice, lavora sulla narrazione convinta che esistere sia raccontare ed essere raccontati. Salvare piccole storie attraverso l’arte, recuperare ciò che altrimenti andrebbe perduto, ascoltare le voci di solito non udite, proteggere ciò che fragile rischia di svanire- Alessandra Baldoni è un’archivista sentimentale. Recentemente è stata tra gli artisti selezionati per il XIV “Premio Cairo” presso il Museo della Permanente, Milano. Lavora attivamente dal 2000 ed ha esposto in numerose mostre collettive in Italia e all’estero oltre che in varie personali. Da anni tiene seminari e workshop sulla fotografia narrativa nelle scuole ed università.
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